
Incipit – Il diario delle cose improbabili
Giugno 6, 2019 4:14 pm
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Ciao a tutti! Vi lascio l’incipit del mio romanzo ‘Il diario delle cose improbabili’ per incuriosirvi un po’.
Prologo
Sono silenzioso. Sono calmo. Nessuno sembra accorgersi di me. Eppure il mio fusto robusto e longevo, di spropositate dimensioni, si dovrebbe notare. Mi allargo, mi estendo verso il basso per poi risalire al cielo. Non sono solo una quercia. Sono ciò che si può definire “la vita”.
Ma non cambia nulla, giusto? Le mie membra sono rivestite di resina, corteccia; sono umidiccio e ruvido. Un’esteriorità che non mi rispecchia del tutto, non rispecchia ciò che per voi umani si può avvicinare al concetto d’anima o spirito. Le foglie, l’ossigeno e i frutti sono ciò che dono a voi, ma sembra che nessuno se ne accorga. Nessuno sa cosa farsene di foglie che appena strappate perdono vitalità, o di frutti, che nel mio caso non sono altro che ghiande.
E riguardo all’ossigeno, non ve ne rendete nemmeno conto: è invisibile. Tuttavia ho sempre ritenuto che ciò che è invisibile, sia ciò che non si ha la voglia, o la forza di vedere. Per questo motivo nessuno mi vede. Tutti considerano solo la mia esteriorità, non mi amano, anzi mi violano con frasi e sigle che non hanno nulla a che fare con me. Sono importante solo per la mia longevità, vero? E quindi per le scritte che rimangono su di me per sempre.

Ho vissuto per parecchi secoli, perciò sono abbastanza imponente, ingombrante, ma non temete, mi muovo con agilità, vagando per la terra con il mio sospiro di vita. Noi alberi siamo tutti in comunicazione, i nostri rami e le nostre radici formano un reticolato che ci permette di conoscere tutte le informazioni del mondo, cose che non vi posso rivelare, cose cui non credereste mai, comunque.
Percepiamo anche le informazioni di tutto ciò che proviene da un albero: un qualsiasi mobile di legno, un frutto o un fiore, un libro – che è anche ricco d’informazioni e storie umane – qualsiasi particella di ossigeno inghiottita da qualsiasi essere vivente, e molto altro ancora.
Noi sappiamo tutto.
Senza occhi, senza orecchie, senza i vostri sensi appunto, percepiamo sentimenti e pensieri. Forse siamo i vostri angeli custodi. O forse mi sto solo burlando di voi. Attraverso le nostre antenne ci muoviamo nell’ombra dei vostri sensi.
Nessun umano riesce a vedermi. Solo una volta mi è sembrato che qualcuno lo potesse fare. Accadde tanto tempo fa, non saprei dire quando, dovrei contare i miei anelli, per potermi orientare, ma ha davvero importanza?
La persona in questione era una ragazza. La percepivo attraverso tutti i libri che la circondavano, attraverso la carta che consumava con una penna di pavone. In me, lei custodiva i suoi pensieri più segreti, mi parlava, si appoggiava al mio tronco in cerca di sostegno, mi accarezzava credendo che avessi poteri magici o cose simili, nascondeva il suo diario nelle mie cavità.

La vidi crescere, più veloce di un ramoscello. Il suo tronco era sottile, il vento avrebbe potuto strapparla da terra e portarla via, se fosse stata una pianta, le avrebbero messo un pezzo di legno di sostegno,invece chissà con quale forza rimaneva eretta, qualsiasi cosa succedesse, senza mai chiedere aiuto. La sua chioma cresceva a dismisura e le ornava il fusto. Alcuni fiori impreziosivano la sua figura, e lei sbocciava ogni giorno, sempre più bella, sempre più solare. Mi respirava, e sospirava.
Eccoci alla fine del prologo del ‘Il diario delle cose improbabili’, vi è piaciuto questo incipit? Fatemi sapere nei commenti!
Categorised in: Estratti
This post was written by Federica Auriemma