Racconto ‘Sbadiglio’ Parte 5
Ottobre 9, 2017 8:23 pm
Leave your thoughts
Un racconto distopico. Un’epidemia, un amore e una giovane ragazza.
É tutto un sogno?
O è la realtà?
E soprattutto… come si fa a distinguere la realtà dal sogno?
Ascolta la soundtrack mentre leggi il racconto.
«Svegliati! Oddio…» disse una voce agitata e lontana.
«No! Non può essere…» mormorò ancora e riprese a insistere, scuotendo il corpo di Clara, «Devi svegliarti!» balbettò con voce tremolante, «È solo un pisolino, solo un sonnellino, vero? Clara!»
Clara finalmente aprì gli occhi e sentì il suo corpo intrappolato da mani possenti. Fu scossa di nuovo e la sua testa ciondolò con pesantezza. Immagini sgranate le comparirono davanti agli occhi, e non riconosceva ancora la voce di chi fosse o che cosa stesse succedendo.
«Clara, sei sveglia allora? Rispondimi!» frignò la voce.
Dopo qualche minuto d’incoscienza, le immagini divennero nitide e riconobbe la voce maschile.
Leo l’abbracciò d’impulso appena lei sbatté le palpebre, pronunciando una preghiera, ringraziando qualche cosa, forse il cielo.
L’odore di Leo invase le narici di Clara, che si sentì subito al sicuro tra le sue braccia.
Lui poi tentennò imbarazzato, prese le distanze da lei per darle spazio, per respirare e riprendersi.
I suoi occhi castani la fissavano ansiosi, si accarezzò a disagio i capelli rossicci, e le lentiggini divennero più evidenti con il vermiglio apparso improvvisamente sulle guance. Le lanciò un sorriso speranzoso, aspettando di poter parlare ed essere finalmente ascoltato.
«Ciao!» iniziò piano, «Ti sei addormentata al sole, a quanto pare.»
La scrutò dubbioso aspettando che lei rispondesse qualcosa.
«Sembrerebbe di sì» mormorò senza pensarci.
Un po’ rassicurato pronunciò, «L’importante è che stai bene, mi hai fatto preoccupare… ci hai messo un po’ a riprendere conoscenza.»
«Non ho dormito molto bene ultimamente…» replicò con voce fievole.
Clara posò lo sguardo sul cielo, coprendosi con la mano, il sole indicava che fosse mezzogiorno.
«Forse un colpo di sole…» suggerì lui.
«Ti stavo cercando. Dov’eri?» domandò senza riflettere.
«Mi stavi cercando!?» esclamò perplesso, «Qui, sempre a scuola… da due giorni ormai. E tu?»
«Sono arrivata stamattina, dopo che i miei si sono addormentati» e tacque con un sorriso mesto.
«Capisco» accennò con il capo, e con veemenza raccolse la mano di Clara tra le sue, l’accarezzò per rincuorarla.
«Io… io sono venuta qui per un motivo preciso» balbettò incerta Clara.
«Puoi parlarne con me» la rassicurò con eccessiva gentilezza e la sua mano in ostaggio.
«Io credo… cioè che c’è bisogno di credere per sopravvivere…» farfugliò e fu interrotta dalle labbra improvvise di Leo sulle sue. Lui la baciò con ardore e quando si separò da lei ancor più vermiglio in volto confessò agitato: «Mi piaci, sono innamorato di te… so che è tardi adesso, ma io vorrei passare i miei ultimi giorni con te.»
«Anch’io» sibilò lei con allegria e ricambiò il suo amore.
I giorni a scuola trascorrevano velocemente, i ragazzi sembravano escludersi dal mondo intero rifiutando ogni canale mediatico, e intanto erano gli unici che partecipavano ancora alla vita sulla Terra.
Si formarono molte coppie o molti gruppi di amici. Clara da che non era nessuno, divenne la ragazza più popolare della scuola, tutti la salutavano perché riconoscevano il suo accompagnatore.
Clara e Leo divennero inseparabili, si confrontavano spesso sui mille modi in cui si erano immaginati insieme, e fu triste ammettere che non potevano più sognare ciò che volevano, anche se erano, come altri pochi sopravvissuti, quelli che potevano ancora muoversi.
La scia degli appisolati circondava la scuola, e prima o poi i ragazzi sarebbero dovuti uscire fuori per procurarsi ancora il cibo, poiché le merendine ai distributori iniziavano a scarseggiare.
Avevano ipotizzato una squadra di esploratori che recuperassero il cibo e i beni necessari alla sopravvivenza, scassinando degli alimentari deserti.
I volontari si divisero in gruppi e perlustrarono le vie intorno alla scuola. Gli esploratori si adoperarono di occhiali da sole e di cuffie legate agli Mp3 o altri dispositivi simili, non dovevano assolutamente ascoltare i versi degli sbadigli o vedere con chiarezza le fauci risucchiare e scacciare l’aria.
La notte dormivano nelle sale delle assemblee, più grandi e con sedie più comode dove riposare per qualche ora la notte, se non si reggevano le ore piccole. Ogni mattina poi perlustravano l’aula per vedere se qualcuno si fosse addormentato, e se accadeva si mobilitavano subito per spostarsi altrove. I giovani resistevano ancora.
Tutto ciò si ripeté per un mese, poi iniziarono ad aggravarsi i problemi.
C’era chi si lamentava per la fame, chi cadeva nel sonno letale durante le ore di riposo, e i ragazzi iniziarono a diminuire nel numero. Si doveva passare da un’aula all’altra per evitare gli appisolati abbandonati, gli sbadigli si diffusero. La sala dei professori fu messa a soqquadro dai ragazzi frustrati.
La solidarietà stava andando sempre più sciamando, l’egoismo e il puro piacere presero il sopravvento sulla natura buona dell’uomo.
Le prime esplorazioni procedettero bene, grazie agli accessori che limitarono i pericoli, che permisero loro di muoversi nel buio e usare dei segnali per comunicare. Svaligiarono molti supermercati, recuperarono prodotti in scatole o in buste, poiché tutto il resto stava andando a male.
Non era una buona alimentazione, ma era l’unica che si potevano permettere.
Tutti ingrassarono di parecchio, e qualcuno, debole di carattere, ne soffrì di più purtroppo.
Molti iniziarono a non piacersi, e abbondavano le forze pur di non accettarsi in quel modo.
Le giornate divennero monotone e noiose, nessuno quasi giocò più. Molti uscirono di senno e iniziarono a schiamazzare un po’ ovunque domandando a chi si ritrovavano davanti, se fossero ancora svegli o intrappolati in un incubo, e molti di loro si suicidarono.
Quando un ragazzo lo chiese a Clara, lei non seppe cosa rispondere.
Da quel giorno continuò a rifletterci appena rimaneva qualche minuto da sola.
E se stesse già sognando? Come poteva capirlo da sola? Come si poteva distinguere la realtà dalla verosimiglianza?
Nonostante le continue domande, Clara continuava a trascorrere le giornate in allegria con Leo. Evitò lo sguardo abbassato per la prigionia, la monotonia di quel luogo. Era pur sempre con Leo, il suo amore, il suo sogno realizzato, anche se non se lo era immaginato in quel modo.
Nonostante quella parte di felicità, i pensieri portarono alla luce la verità, di cui ormai era certa: il Male si era già impossessato di loro dapprima che se ne accorgessero, e nemmeno l’amore potrà debellare l’epidemia e salvarli.
Un bacio resterà uno schioccare le labbra e non una magia purificatrice.
Per empatia o invidia, dopo l’annuncio dell’amore tra Clara e Leo, molti scoprirono il loro amor proprio o verso qualcuno; ma erano comunque troppo pochi per poter dominare il mondo.
Il male e tutto ciò legato a esso, iniziò a fortificarsi e colpire anche i ribelli che si ridussero sempre più.
Presto ci arrenderemo tutti, pensò con rammarico Clara.
Anche se l’istinto di conservazione spinse i ragazzi a impulsi sessuali di riproduzione,
erano pur sempre gli unici uomini e donne della Terra e non avrebbero avuto abbastanza tempo per ripopolarla. Non avevano nove mesi.
Clara si accarezzò il ventre. Qualsiasi cosa ci fosse dentro di lei, non poteva essere considerato un essere umano, e non lo sarebbe mai diventato.
Categorised in: Racconti raccolti
This post was written by Federica Auriemma